venerdì 21 maggio 2010

ATTACCO AL CUORE DELLO STATO

A Padova il 17 giugno 1974 le Brigate Rosse fecero il primo - duplice - omicidio: nel corso di un'incursione nella sede del MSI, furono uccisi Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola. Il nucleo veneto gestì l'evento, rivendicandolo all'interno della pratica dell'antifascismo militante. Le Brigate Rosse, a livello nazionale, pur assumendone la responsabilità, ribadirono che la questione centrale dell'intervento armato era l'attacco allo Stato e non l'antifascismo militante.La prima azione condotta contro un esponente dello Stato fu il rapimento del sostituto procuratore Mario Sossi, avvenuto a Genova, il 18 aprile del 1974. Sossi, che era stato Pubblico Ministero nel processo contro il gruppo armato genovese della "XXII Ottobre"", fu rapito e tenuto prigioniero in un villa vicino a Tortona. . Sossi fu sottoposto a "processo" dai brigatisti,e venne condannato a morte (lo slogan in voga all'epoca era: "Sossi fascista, sei il primo della lista!"). I brigatisti, però, offrirono allo Stato un'opzione, ovvero chiesero in cambio della sua liberazione la scarcerazione dei membri della "XXII Ottobre" detenuti, in una sorta di "scambio di prigionieri" tra Bigate Rosse e Stato. Durante il sequestro Sossi "collaborò" con i suoi carcerieri, svelando i retroscena di inchieste insabbiate dalla Questura genovese: dettagli che le Brigate Rosse resero pubblici.Arrivò l'offerta del Tribunale di Genova di rivedere la posizione dei detenuti della "XXII Ottobre" sfruttando le possibilità offerte dalle norme processuali. Sossi venne liberato a Milano il 23 maggio 1974, tornò a Genova in treno e si consegnò alla Guardia di Finanza. Il Procuratore della Repubblica Francesco Coco non manterrà fede all'impegno e verrà successivamente ucciso l' 8 giugno 1976 insieme a due uomini della scorta. Si trattò della prima azione BR pianificata per uccidere, che inaugurò una lunga serie di omicidi politici. Il sequestro Sossi fu considerato un successo d'immagine delle BR, che nel periodo successivo iniziarono a pianificare il sequestro di Giulio Andreotti e di Gritti, collaboratore di Eugenio Cefis nel quadro di una campagna contro un presunto "progetto neo-gollista" della DC che avrebbe portato la Repubblica Italiana verso una svolta reazionaria.Tra il 1973 ed il 1974, le Brigate Rosse allargarono i loro rapporti organizzativi in varie regioni: consolidando i contatti con operai dei Cantieri Navali Breda e del Petrolchimico di Porto Marghera fu costituita la terza colonna, la colonna veneta; in Liguria, con alcuni operai dell'Italsider, fu creata la colonna genovese; nelle Marche si strinsero relazioni con esponenti dei Proletari Armati in Lotta, alcuni dei quali daranno vita al comitato marchigiano delle Brigate Rosse.Le forze speciali dei Carabinieri, capeggiate dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, furono appositamente costituite per la lotta al terrorismo politico e riuscirono a infiltrarsi e ad arrestare i leader storici: Curcio e Franceschini(due esponenti delle Brigate Rosse)furono arrestati l'8 settembre 1974 grazie alle informazioni di Silvano Girotto, un ex frate che aveva combattuto nella guerriglia sudamericana ed era soprannominato "frate Mitra". I due capi brigatisti furono arrestati mentre si stavano recando ad un incontro con Girotto, che era un informatore dei Carabinieri. Mario Moretti(un altro brigatista)si salvò dall'arresto, pur avendo incontrato Girotto in altre occasioni. Secondo alcuni si salvò perché non lo si era voluto catturare. Nel 1974 furono arrestati, tra gli altri Paolo Maurizio Ferrari, Piero Bertolazzi e Roberto Ognibene, militanti Brigate Rosse della prima ora.



Il 13 ottobre 1974, alla cascina Spiotta di Arzello, Acqui Terme (AL), si riunì la prima Direzione strategica delle BR. L'ordine del giorno riguarda la ridefinizione delle strutture e dell'intervento alla luce degli arresti dei due dirigenti dell'organizzazione.Nell'inverno 1974 si riunisce, nel Veneto la seconda Direzione strategica. All'ordine del giorno è la liberazione dei prigionieri. Viene deciso l'assalto al carcere di Casale Monferrato, che viene effettuato il 18 febbraio 1975 e porta alla liberazione di Renato Curcio.Curcio rimase latitante per 11 mesi prima di essere ulteriormente arrestato (gennaio 1976). Da allora rimase ininterrottamente in carcere fino al rilascio, nel 1993.Il 15 maggio 1975,nel quadro della campagna contro il "neo gollismo",viene gambizzato il consigliere comunale della DC milanese,Massimo De Carolis.Si tratta del primo ferimento intenzionale da parte dei brigatisti.Il 4 giugno,vi fu il primo sequestro a scopo di riscatto messo in atto per finanziare l' organizzazione:fu rapito l' industriale dello studente Vallarino Gancia,tenuto prigioniero presso il covo brigatista di Cascina Spiotta.Il 5 giugno,un casale controllo sfocia in un conflitto a fuoco,dove viene ferito mortalmente l appuntato dei carabinieri Giovanni D' Alfonso.In quest' occasionr resta uccisa Mara Cagol,fondatrice dell organizzazione e compagna di Renato Curcio.Alla sua memoria verrà dedicato il nome della colonna torinese delle Brigate Rosse.Tra il 1974 ed il 1976, in conflitti a fuoco tra militanti e forze dell'ordine perdono la vita tre militari: il maresciallo dei Carabinieri Felice Maritano, a Robbiano di Mediglia (MI) il 15 ottobre 1974 (colpito da Roberto Ognibenee per cercare di sfuggire all'arresto); l'appuntato di Polizia Antonio Niedda, a Ponte di Brentaa (PD) il 4 settembre 1975 (ucciso dal brigatista Carlo Picchiura durante un controllo casuale) ; il vice questore Francesco Cusano, a Biella (VC) l'11 settembre 1976 (ucciso da Lauro Azzolini e Calogero Diana).Nel corso del 1976, dopo il nuovo arresto di Curcio, catturato assieme ad altri militanti( Nadia Mantovani, Angelo Basone e Vincenzo Guagliardo), l'impianto organizzativo sancito nelle Risoluzioni del 1974 e del 1975 subisce una trasformazione radicale che non resterà senza conseguenze nel dibattito interno. Più precisamente: il Fronte delle grandi fabbriche viene assorbito all'interno del Fronte della lotta alla controrivoluzione, il quale verrà poi articolato al suo interno in vari settori d'intervento. Questa trasformazione costituisce una vera e propria "seconda fondazione delle Brigate Rosse": tutti i comparti e tutte le attività dell'organizzazione vengono ripensati per mettere meglio a punto "l'attacco al cuore dello Stato". La direzione esterna è diretta da Mario Moretti, quella in carcere è saldamente in mano a Curcio e Franceschini, i quali restano per tutte le Brigate Rosse i veri pensatori dell'organizzazione.
Le decisioni delle Brigate Rosse in carcere assumeranno maggiore peso man mano che le brigate carcerarie si allargano e le brigate del territorio e delle metropoli si assottigliano e i nuovi rincalzi sono per lo più giovani, "volenterosi", ma male equipaggiati ideologicamente.
Il 27 maggio ebbe iniziò a Torino il processo alle Brigate Rosse, alle quali i brigatisti detenuti risponderanno con "il processo guerriglia", rifiutando il ruolo di imputati, rifiutando gli avvocati e anche gli avvocati di ufficio. Minacciarono giudici, magistrati, avvocati (che verranno dichiarati "collaborazionisti") e la giuria popolare, in un clima di terrore, tanto che molti cittadini si rifiutarono di ricoprire il ruolo di giudici popolari.
L'8 giugno 1976, a Genova, le Brigate Rosse (guidate personalmente da Mario Moretti e dagli altri dirigenti ancora liberi, Lauro Azzolini, Franco Bonisoli e Rocco Micaletto ) colpiscono mortalmente il procuratore generale Francesco Coco e i due militari della sua scorta (Antioco Dejana e Giovanni Saponara). Nei giorni del sequestro Sossi, Coco si era rifiutato di firmare la liberazione dei detenuti che le Brigate Rosse chiedevano in cambio della liberazione dell'ostaggio. Le Brigate Rosse definiscono questa azione come una "disarticolazione politica e militare delle strutture dello stato".
Il 15 dicembre 1976, intercettato da forze di polizia durante una visita alla famiglia a Sesto San Giovanni (MI), Walter Alasia, militante clandestino della colonna di Milano, ingaggia un conflitto a fuoco con la polizia. Muoiono, oltre ad Alasia, ventenne, due sottufficiali, Sergio Bazzega e Vittorio Padovani. La colonna di Milano delle Brigate Rosse prenderà il suo nome: Walter Alasia "Luca". I genitori di Alasia testimoniarono che fu il figlio il primo ad aprire il fuoco sulle Forze dell'Ordine, prendendo nettamente le distanze dalle scelte estremiste di Walter.
Il 12 febbraio 1977, con il ferimento intenzionale di Valerio Traversi, dirigente del ministero della Giustizia, la colonna di Roma compì la sua prima azione.Il sequestro dell'armatore Pietro Costa a Genova, organizzato da Moretti con il supporto della nuova colonna Genovese delle BR, mirava ancora una volta all'autofinanziamento e fruttò alle Brigate Rosse un riscatto di un miliardo e mezzo di lire, denaro che permise all'organizzazione di finanziarsi per molti anni.Sul finire del 1977, si verifica il primo contatto tra terroristi italiani e tedeschi. I rapporti tra i due movimenti eversivi non sempre furono così idilliaci come essi fecero accreditare a mezzo stampa, in quanto le Brigate Rosse trattavano la controparte tedesca "come degli scolaretti".
Il 16 novembre, a Torino, viene colpito mortalmente Carlo Casalegno, giornalista del quotidiano "La Stampa" (a sparare è Raffaele Fiore capo della colonna di Torino, con l'appoggio di Patrizio Peci, Piero Panciarelli e Vincenzo Acella). Questo omicidio viene rivendicato come risposta alla morte di Andreas Baader, Gudrum Enslin e Jean Carl Raspe, avvenuta il 18 ottobre 1977 nel carcere di Stammhein (Germania). I tre terroristi della RAF tedesca vennero trovati morti in carcere, secondo alcune frange "suicidati", dopo il fallimento del dirottamento a Mogadiscio del boeing 737 della Lufthansa da parte di un commando palestinese. A seguito della morte dei tre membri della RAF il 19 ottobre 1977 venne assassinato, sempre in Germania l'industriale e presidente della Confindustria tedesca Hanns-Martin Schleyer già tenuto prigioniero dai terroristi in seguito al suo rapimento del 5 settembre 1977. Notevoli sono le analogie sulle modalità operative del rapimento di Schleyer e di Moro, nonché sulle modalità dei rispettivi omicidi e sui ritrovamenti dei cadaveri, tanto da fare sospettare un comune addestramento; a riguardo si parlò a lungo di un supporto da parte della STASI o di altri servizi segreti oltre cortina di ferro.


mikael

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