venerdì 21 maggio 2010

BRIGATE ROSSE - L'IDEOLOGIA


Secondo fondatori e dirigenti, le Brigate Rosse dovevano "indicare il cammino per il raggiungimento del potere, l'instaurazione della dittatura del proletariato e la costruzione del comunismo anche in Italia". Tale obiettivo doveva realizzarsi attraverso azioni politico-militari e documenti di analisi politica , che indicavano gli obiettivi primari e la modalità per raggiungerli.
I Brigatisti ritenevano non conclusa la fase della Resistenza all'occupazione nazifascista dell'Italia; secondo la loro visione all'occupazione nazifascista si era sostituita una più subdola "occupazione economico-imperialista del SIM (Stato Imperialista delle Multinazionali)", a cui bisognava rispondere intraprendendo un processo di lotta armata che potesse scardinare i rapporti di oppressione dello Stato. Le Brigate Rosse hanno quindi sempre rifiutato la definizione di "organizzazione terroristica", attribuendosi invece quella di "guerrigliera".
L'ideologia brigatista si riconduceva, a dire di chi la propugnava, ad una "incompiuta lotta di liberazione partigiana dell'Italia"; come i partigiani avevano liberato il popolo dalla dittatura nazifascista, le BR avrebbero liberato una volta per tutte il popolo dalla servitù alle multinazionali statunitensi.
Le Brigate Rosse operarono in Italia a partire dall'inizio degli anni settanta , attraverso una struttura politico-militare compartimentata e organizzata per cellule. Compivano atti di "guerriglia urbana" e terrorismo contro persone ritenute rappresentanti del potere politico, economico e sociale (uccisione, ferimento o sequestro di numerosi uomini politici, magistrati e giornalisti).Le BR erano strutturate come un vero e proprio esercito di liberazione nazionale, non dissimile da quello vietnamita.
Il gruppo di comando dell'organizzazione, detta "direzione strategica", definiva la "linea politica" da seguire per un certo periodo. All'interno della linea decisa, ogni singola "colonna" definiva anche le azioni armate da compiere. Le azioni più importanti venivano decise dal "Comitato esecutivo", composto da quei membri della "direzione strategica" che avevano la responsabilità di dirigere una "colonna".Il modello da cui trarre ispirazione è però quello partigiano. A ribadire la figliolanza con il movimento partigiano della Seconda Guerra Mondiale, l'uso dei militanti BR di adottare i cosiddetti "nomi di battaglia" per evitare l'identificazione degli appartenenti.
Ma il punto debole dell'intera struttura è identificabile nella rigida verticalità dell'organizzazione che non lasciava spazi autonomi alle diverse colonne. Tale rigida organizzazione gerarchica sarà la causa della scissione (Novembre 1979 - Novembre 1980) del movimento nei due tronconi, ala militarista e colonna milanese autonoma (la famigerata "Walter Alasia") ed alla successiva spaccatura, nel triennio 1981 - 1984, tra ala militarista ed ala movimentista, e della sua infiltrazione da parte dell'antiterrorismo che condurrà allo smantellamento definitivo dopo il rapimento del generale statunitense Dozier, nel 1982. Dal 1982 si assiste allo sgretolamento della logica verticistica ed all'affermarsi di innumerevoli autonome entità, per cui viene meno il centro di comando rappresentato dalla "Direzione Strategica". Le nuove Brigate Rosse che si affermeranno tra il 1992 ed il 2009 ricalcheranno la struttura "frammentaria" degl'ultimi anni delle BR storiche.


-giacomino

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